Critica

Composizione futurista. Juan D'Elia

I Maestri e lo studio

Prof. Claudio Strinati

D’Elia è stato allievo del fiorentino Sorbi ma lo ha lasciato presto. In Sud-America aveva conosciuto un pittore, Cassio del Pomar, un peruviano, critico e artista. Cassio, scrivendo, era molto moderno (libri su Picasso, Braque, De Chirico) ma come pittore era un tradizionalista spagnolo. Il suo era un colore rafforzato sulle montagne delle Ande dove il sole è cocente e tutto acquista un timbro particolare. Dipingeva i lama che si arrampicano, le rocce riarse. Faceva, con istinto spagnolesco degno di un Goja, una pittura molto forte ma, di moderno, c’era poco. 

Poi D’Elia venne in Italia e il suo maestro fu esiliato e morì in Messico. Fu importante per D’Elia e gli dischiuse una civiltà diversa da quella europea. Sorbi poi lo consigliò di tornare in Italia per ritrovare una identità; ma D’Elia andò a fare la guerra d’Africa. Prima, dunque, che il maestro prendesse contatto con l’Italia artistica, l’Africa (un anno in mezzo al deserto) subentrò nella sua formazione. Poi tornò in Italia. Conobbe De Chirico che lo tenne in buona considerazione. Ebbe studio sull’isola Tiberina e lì passarono parecchi pittori, specie stranieri. Ed oggi presenta alcuni esempi del suo lavoro. “